Sotto sorveglianza

La Reale Polizia Canadese a Cavallo (RCMP) aveva preparato ben prima del giugno 1940 un elenco di italocanadesi da internare in caso di guerra. In parte, le informazioni erano state desunte dalla lettura della stampa fascista in Canada. I fascisti avevano cercato di assumere il controllo delle associazioni culturali e di mutuo soccorso, come l'Ordine dei Figli d'Italia (OSI), con l'aiuto dei consoli italiani. I resoconti sull'OSI nei giornali fascisti dipingevano l'intera organizzazione e tutti gli iscritti come fascisti, ma le cose stavano diversamente.

La qualità degli indizi nei confronti degli internati era estremamente variabile. Alcuni si erano fatti fotografare in camicia nera; altri avevano legami più tenui con le attività fasciste, come aver giocato a baseball in una squadra organizzata dal Dopolavoro.

Persino l'internamento degli attivisti fascisti non fu uniforme. Gentile Dieni di Montreal, fascista talmente convinto da arruolarsi in una divisione Fasci Italiani all’Estero per combattere in Etiopia, passò più di tre anni nei campi. Al tempo stesso, Etelvina Frediani, fiduciaria del Fascio Femminile di Toronto, il cui attivismo fascista le rendeva difficile mantenere un posto di lavoro, non fu mai internata.

 

informatori

La RCMP usò anche informatori per identificare sospetti fascisti. Questi informatori erano anch'essi italocanadesi. Le loro motivazioni erano varie: alcuni diedero informazioni alle autorità perché erano antifascisti convinti, altri perché cercavano di ottenere in cambio il rilascio di familiari internati. In almeno un caso, un informatore volle vendicarsi di uno sgarbo subito.