Italofobia

Come altri gruppi d'immigrati, gli italiani giunti in Canada sulla fine del XIX secolo dovettero affrontare discriminazioni. Per lingua, costumi e cibi risultavano estranei alla società canadese. Gli italiani venivano visti come eccessivamente passionali, violenti e magari coinvolti in attività criminali.

Dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini, il sentimento antiitaliano si accentuò. In aggiunta alla definizione di stranieri nemici, vi fu chi perse il lavoro, chi fu aggredito fisicamente e chi fu insultato con epiteti razzisti. Alcuni negozi italiani subirono boicottaggi o la rottura delle vetrine.

All'interno della comunità italocanadese le reazioni all'internamento furono varie. Alcuni evitarono di frequentare amici che avessero un parente internato. Altri offrirono sostegno morale ed economico. Per esempio, i negozianti fecero credito alle famiglie e i vicini portarono cibo a chi si trovava in stato di bisogno.

Anche col sentimento antiitaliano al suo culmine, vi fu chi si pronunciò contro la discriminazione nei confronti degli italocanadesi. Sulla rivista Saturday Night apparvero articoli che mettevano in discussione l'internamento senza processo di italocanadesi e tedescocanadesi. Tuttavia, molti altri periodici scrissero che le azioni intraprese nei confronti degli italiocanadesi erano giustificate.

In varie città, gli italocanadesi tennero pubbliche adunanze per dimostrare la propria fedeltà al Canada. I partecipanti a un incontro a Timmins, in Ontario, approvarono una risoluzione che diceva: «Gli italocanadesi… qui radunati... riaffermano la propria totale fedeltà al loro paese d'adozione e attestano la propria volontà di prestare servizio in qualsiasi eventualità, se necessario di combattere e morire per la corona britannica». (Timmins Daily Press, 19 giugno 1940)