Gli internati: gli uomini

Gli internati venivano avviati ai campi in treno. All'arrivo, consegnavano i propri effetti personali e ricevevano in cambio due cambi d'abito, estivi e invernali. La tenuta comprendeva un giaccone invernale, stivali da lavoro, calzettoni di lana, biancheria intima, e un berretto leggero e uno pesante. Il tessuto era blu salvo per un grande cerchio rosso sulla schiena di ciascuna camicia e giaccone. Questi cerchi sarebbero serviti da bersaglio per i tiratori in caso di tentata fuga. I pantaloni degli internati avevano una banda rossa che correva lungo la gamba, dall'anca all'orlo. Anche i berretti in dotazione agli internati avevano una banda rossa. La banda iniziava sul resto del berretto e continuava fino all'orlo della visiera.

Dopo che un internato aveva ricevuto la tenuta da campo, compariva davanti al comandante del campo* per venire informato delle regole del campo. Ciascun gruppo all'interno del campo (tedeschi, italiani, antifascisti) aveva un portavoce, il cui ruolo era riconosciuto dal Ministero della Giustizia di Ottawa e che assisteva al primo incontro col comandante. Il portavoce era il punto di contatto tra gli internati e il comandante del campo. Era lui che comunicava agli internati gli ordini del comandante, teneva incontri regolari coi capi baracca e distribuiva la posta degli internati. A Petawawa e a Fredericton, questo ruolo toccò all'avvocato Mario Lattoni di Montreal. Un altro legale, Ennio Fabri di Vancouver, fu portavoce a Kananaskis.

La vita al campo si basava sulla disciplina militare ed era strettamente regolamentata. Gli internati dovevano salutare e chiamare “Signore” tutti gli ufficiali e i sottufficiali dal grado di sergente maggiore in su.

 

Lavoro

Tra gli internati vi erano manovali, sarti, impresari edili, sacerdoti, medici, avvocati, pregiudicati e sospetti.

Gli internati sotto l'età di sessant'anni svolgevano lavoro manuale o professionale. I lavori manuali potevano consistere in riparazioni stradali, taglio della legna da ardere usata per cucinare e riscaldarsi o lavori di manutenzione del campo. I lavori professionali comprendevano artigianato e professioni. Per esempio Dominic Nardocchio, calzolaio di mestiere, riparava gli stivali di internati e guardie; il Dott. Luigi Pancaro lavorava nell'infermeria di Petawawa.

Altri lavoravano dove serviva. Per esempio, nella cucina del campo lavoravano chef e cuochi assieme ad altri privi di esperienza nella preparazione del cibo. Gli internati non lavoravano tutti i giorni.

Gli internati ricevevano venticinque centesimi per una giornata di lavoro. Il denaro poteva essere usato per acquistare articoli come dentifricio e sigarette allo spaccio del campo.
 

Cibo

Gli internati ricevevano tre pasti al giorno. La colazione comprendeva caffè, latte, farina d'avena, pancetta, succo di frutta e uova. A pranzo potevano esserci zuppa, carne e verdura, e frittata. La cena alternava carne e pesce, con verdura e pasta. A seconda della stagione, gli internati ricevevano anche mele o insalata. Tutti i pasti comprendevano il pane. Gli internati mangiavano anche verdure coltivate da loro.
 

Sistemazioni

Le baracche del campo d'internamento erano strutture in legno a un solo piano di dimensioni variabili a seconda del campo. Le baracche di Kananaskis ospitavano 12 internati ciascuna mentre quelle di Petawawa alloggiavano 60 internati. Le baracche di Fredericton erano le piùgrandi e ospitavano 160 uomini l'una.

Le baracche di Petawawa e Fredericton erano dotate di gabinetti, lavandini, docce e luce elettrica. A Kananaskis le baracche erano illuminate da lampade a olio, prima dell'introduzione dell'elettricità, ma non avevano impianti idraulici. In questo campo gli internati usavano una latrina comune. Indipendentemente dalla località, tutte le baracche avevano tavoli e panche in legno e una stufa a legna per il riscaldamento invernale. Gli internati dormivano in letti a castello su materassi sottili.

Ogni baracca aveva un numero e veniva rappresentata da un capo baracca che fungeva da collegamento col portavoce del campo. Gli internati dovevano tenere pulita la propria baracca. Le baracche venivano ispezionate ogni giorno dal comandante del campo accompagnato da uomini della polizia militare e dal portavoce del campo.

Le baracche erano organizzate secondo criteri etnici e politici; gli italiani non convivevano coi tedeschi, né i fascisti con gli antifascisti.
 

Attività ricreative

Gli internati erano spesso soli e annoiati. Nei tempi morti venivano organizzate attività ricreative. Si guardavano film, si leggeva, si giocava a carte e a scacchi. Erano popolari gli sport come lo hockey, il calcio, il baseball e le bocce. A partire dal dicembre del 1941, per alleviare la nostalgia di casa degli internati a Natale, a Petawawa si tenne annualmente una Giornata Campale. Durante questa iniziativa di tipo olimpico, gli internati competevano in vari sport.

Gli internati formarono complessi e tennero concerti. Gli strumenti erano stati acquistati dagli stessi internati o regalati. Artisti come Guido Casini e Guido Nincheri disegnarono schizzi a carboncino degli altri internati. Vincenzo Poggi al campo fece disegni e dipinti. Gli internati crearono anche complessi intagli in legno.
 

Corrispondenza

Gli internati avevano il permesso di inviare tre lettere e quattro cartoline al mese. La lunghezza massima era di ventiquattro righe per le lettere e otto righe per le cartoline. Si faceva eccezione per coloro che gestivano un'impresa e dovevano rispondere a lettere del Custode delle proprietà Nemica. Tutta la corrispondenza in uscita veniva sottoposta a censura. Le frasi considerate inappropriate venivano pecettate. Lo stesso avveniva con la posta in arrivo. Le lettere scritte in italiano venivano prima tradotte in inglese e poi inviate al censore.

Agli internati era permesso ricevere pacchi dai familiari. Questi pacchi venivano accuratamente perquisiti dalle guardie prima di venire consegnati. Gli internati ricevevano per lo più cibo e vestiario.

Ricevere posta era un'occasione importante per gli internati. Per la maggior parte di loro, le lettere erano l'unico contatto con la famiglia. In rari casi, alcuni familiari si recarono a Petawawa per un breve incontro con un marito o un padre.